Torneo di Viareggio: la vittoria extraeuropea del 2006

È PARTITO lunedì scorso il torneo di Viareggio, noto anche come “Coppa Carnevale” (ma il cui vero nome oggi è “Viareggio Cup World Football Tournament”) che annualmente pone di fronte squadre giovanili di tutto il mondo. Nelle sessantadue edizioni fin qui disputate, ben cinquantatré sono state vinte da compagini italiani. Le altre nove se le sono spartite Cecoslovacchia (sette), Jugoslavia (una) e Uruguay (una). Ed è proprio sul successo dell’unica squadra extra-europea, datato 2006, che ci vogliamo soffermare. Quell’anno gli uruguaiani della Juventud riuscirono a vincere la coppa, interrompendo il filotto italiano che durava ininterrottamente dal 1981. Fu un successo inatteso e rumoroso, visto che in finale (alla quale arrivarono passando pure per un ripescaggio) superarono i quasi omonimi ma sicuramente più noti colleghi, della Juventus, che cercavano la quarta affermazione consecutiva. Nella Juve di Chiarenza, c’erano Giovinco, Criscito, De Ceglie, Marchisio, Paolucci e Cuneaz, quest’ultimo premiato come miglior giocatore del torneo. Quanto alla Juventud, il giocatore che ha fatto più strada è senz’altro il centrale Britos, oggi al Bologna.

COME SEMPRE, lasciamo la parola al Guerino e leggiamo cosa scriveva il super-esperto in materia, Gianluca Grassi, nel commentare la vittoria dei sudamericani a Viareggio.

«ERA PARSO a tutti chiaro che sarebbe servita un’impresa per negare alla Juventus il quarto successo consecutivo al Torneo di Viareggio. Ebbene, questo exploit l’ha centrato (a sorpresa, ma con pieno merito) la quasi omonima Juventud, formazione allenata da una vecchia conoscenza del calcio italiano, quel Julio Cesar Ribas che l’anno scorso aveva resistito 21 giornate sulla panchina del Venezia, esonerato con un bilancio tutt’altro che memorabile (3 vittorie, 6 pareggi, 12 sconfitte). Tornato in patria, Ribas (considerato il Trapattoni d’Uruguay) si è buttato anima e corpo nello stimolante progetto del club di Las Piedras presieduto da Mauro Paglioni, agente Fifa nonché dirigente di un’importante azienda (la Metalgroup) con diverse sedi in Italia, nel Veneto: dare vita ad una delle più importanti Scuole Calcio dell’Uruguay (con “satelliti” in Argentina, Brasile, Paraguay e Colombia) per selezionare talenti da lanciare sul mercato europeo (approfittando spesso del doppio passaporto), secondo un programma che prevede non solo l’insegnamento della tecnica calcistica, ma anche un accurato percorso scolastico. Filosofia che a Viareggio ha pagato. Rientrata dalla porta di servizio dopo essere stata eliminata sul campo negli ottavi (sconfitta 3-2 ai rigori dalla Triestina, che però aveva schierato un giocatore squalificato), la Juventud non ha più sbagliato un colpo. Squadra corta, gioco sparagnino (appena un gol incassato in tutto il torneo), buona tecnica di base, solidità fisica, fino al capolavoro tattico della finale: la Juventus stanata e chiamata a fare la partita per poi essere colpita di rimessa, con lunghi lanci per la testa di Sebastian Ribas (’88, figlio del tecnico, passaporto italiano: sua l’incornata decisiva su punizione di Machado) e Adriano Rodriguez (’86, piace all’Inter), torri insuperabili che si sono trovate, incrociate e smarcate a occhi chiusi, sovrastando nel gioco aereo i pur validi centrali juventini. Aggiungeteci un portiere in vena di prodezze (Salgueiro, perfetto tra i pali, meno nelle uscite), altri tre giocatori determinanti come il centrale Britos (un muro), l’esterno sinistro Mora (una scheggia), il mediano Dutra (una diga) e il gioco è fatto. Juventus a testa alta, comunque. E confortata da un inesauribile serbatoio di giovani. Dopo aver lanciato Palladino, Chiumiento, Volpato, Paro, Konko, Guzman, Gastaldello, Masiello, Boudianski e Luci, Chiarenza si gode ora Criscito (centrale difensivo napoletano, nazionale Under 20), Cuneaz (esterno alla Zambrotta, premiato come miglior giocatore del “Viareggio 2006”), Marchisio (metronomo che piace a Reggina, Chievo, Siena e Livorno), Paolucci (bomberino dal gol facile) e soprattutto il geniale Giovinco. Più altri ragazzi pronti a sbarcare nel professionismo, tipo il difensore Zammuto (calamita nei palloni alti, sia in difesa che in attacco) o il laterale sinistro De Ceglie, tanta corsa e cross calibrati. Anche senza calare il poker, la dirigenza bianconera porta a casa un “piatto” ricco, sufficiente a regalare future soddisfazioni».

PER LA cronaca, diamo anche il tabellino di quella finale del 2006:

Juventus (3-4-1-2): Scarzanella; Pisani, Zammuto, Criscito; Cuneaz, Marchisio, Luci (17’ st Venitucci), De Ceglie (43’ st Del Prete); Giovinco; Paolucci, Maniero (26’ st Volpe). Allenatore: Chiarenza.
Juventud (4-4-2): Salgueiro; Villoldo, Peula, Britos, Asis; Ibarguen (17’ st H. Rodriguez), Dutra, Machado, Mora (48’ st Fogst); A. Rodriguez (38’ st Barreto), S. Ribas. Allenatore: J.C. Ribas.
Arbitro: Bertini di Arezzo.
Rete: 28’ st S. Ribas.

Giovanni Del Bianco
(articolo per il blog del Guerin Sportivo)

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